Nessuno ti salverà – Recensione

Nessuno ti salverà – Recensione

Disponibile dal 22 settembre su Disney Plus, “Nessuno ti salverà” (“No One Will Save You”) finisce per rivelarsi un film con molte – troppe – debolezze, soprattutto narrative.

TRAMA

Una casalinga tormentata dall’ansia deve combattere un alieno che improvvisamente invade casa sua.

RECENSIONE

Nessuno ti salverà di Brian Duffield mi ha incuriosito fin dall’uscita delle prime immagini: un home invasion con gli alieni, oltre ad essere un’idea piuttosto originale che andava a fondere due (sotto)generi diversi, aveva tutte le carte in regola per essere un film interessante. Dopo averlo visto, tuttavia, posso affermare che, nonostante le buone premesse, il film è quasi un totale fallimento.

La prima mezz’ora funziona piuttosto bene: un alieno si intrufola in casa della protagonista, Brynn (Kaitlyn Dever), e non sembra avere buone intenzioni. Duffield riesce a creare tensione nello spettatore, soprattutto grazie all’uso dei rumori che rendono ancora più angosciante il silenzio in cui noi spettatori – come la protagonista – siamo immersi. Il problema viene dopo, nella restante ora: il film non ha più niente da dire e da raccontare e tutto ciò che abbiamo visto fino a quel momento inizia a ripetersi, ancora e ancora, annoiando anche il più paziente degli spettatori.

Povertà narrativa

L’impressione finale è che la storia a cui abbiamo assistito potesse essere raccontata in 15/30 minuti senza eliminare niente, né nucleicatalisi (per usare i termini di Barthes). E, invece, Duffield annacqua il tutto: il risultato è che anche la tensione finisce per sparire ben presto, lasciando spazio solo alla noia. A tutto ciò si aggiunge l’uso del più classico cliché dell’horror contemporaneo: il trauma infantile (c’è davvero bisogno di metterlo ovunque?).

La qualità “tecnica” del prodotto è innegabile: ottima fotografia, buona regia e grande prova attoriale di Kaitlyn Dever. Il problema è che – come in moltissimi prodotti contemporanei – mancano le vere fondamenta: una storia avvincente.

SENZA “PAROLE”

Sulle orme del buon A Quiet Place, il film prende una decisione coraggiosa, ovvero quella di non ricorrere alla parola. Ma se nella pellicola succitata il tutto era narrativamente motivato e diventava un valore aggiunto, in Nessuno ti salverà questa scelta finisce per risultare ridicola e penalizzante.

Michel Chion nel saggio “Suono e immagine nel cinema” spiega come, fin dall’avvento del sonoro, il cinema sia sempre stato verbocentrico: la parola umana, infatti, ha sempre avuto la priorità su tutti gli altri suoni, diegetici e non. Molti, negli anni, sono stati i film che hanno tentato di liberare il cinema dal vococentrismo e sicuramente nel tempo sono stati fatti dei passi avanti, soprattutto attraverso una sempre maggiore valorizzazione dei suoni d’ambiente e dei rumori. Sono proprio questi due elementi ad essere protagonisti di Nessuno ti salverà (anche se talvolta i rumori appaiono un po’ “stereotipati”) e il tentativo sarebbe stato anche nobile se avesse avuto una qualsivoglia giustificazione narrativa. Qui giustificazioni non ci sono e la conseguenza più evidente di questa rinuncia alla parola è il depauperamento della narrazione e, talvolta, l’impossibilità di sospendere l’incredulità.

Insomma, una bella occasione buttata via. Peccato.

VOTO: